Casa Massimo è la prima vera “Casa” per persone con disabilità psichica del Veneto
Venerdì 14 ottobre ore 11 a Castelfranco Veneto è stata inaugurata la prima esperienza di residenza supportata presente nella regione Veneto, nata per rispondere al desiderio di una vera “Casa” stabile nel tempo, per quattro giovani adulti con disabilità mentale.
Ci sono voluti due anni per trasformare quella che era solo un’idea in realtà.
Oggi è stata inaugurata Casa Massimo, co-housing per giovani adulti con fragilità mentale, frutto del lavoro congiunto tra L’Incontro Cooperativa Sociale, la Fondazione Tina Anselmi e il Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda ULSS 2 Marca Trevigiana. Una realtà innovativa di residenza supportata senza vincoli di permanenza temporanea: una vera e propria casa dove quattro persone con disabilità mentale potranno “mettere radici” e progettare il proprio futuro, con la necessaria copertura assistenziale per poter vivere in modo indipendente e davvero inclusivo.
“Tutto è iniziato con la storia di Massimo e della sua famiglia che voleva fortemente per lui un futuro al di fuori della Comunità Riabilitativa Protetta. – racconta Matteo Stefanato, Presidente de L’Incontro Cooperativa Sociale –
Con grande determinazione questi genitori, hanno cercato di garantire al proprio figlio di poter vivere in una vera casa, senza dover passare da una struttura all’altra”.
La delibera regionale n.1673 del 2018, infatti, ha sancito tempi di permanenza massimi nelle strutture residenziali per la Salute Mentale.
“La delibera regionale 1673 ha dato ulteriore stimolo alla progettazione dei percorsi di residenzialità leggera – spiega Gemma Capano, responsabile riabilitativa del Centro di Salute Mentale di Castelfranco Veneto – e ha reso opportuno accelerare le riflessioni sul tema del “Dopo di noi” per una co-progettazione dell’abitare e del progetto di vita degli utenti col Dipartimento di Salute Mentale, le famiglie, i Comuni, il Terzo settore”.
“Un numero sempre crescente di famiglie si rivolge al Terzo Settore e ai servizi manifestando il bisogno di progettare soluzioni abitative non istituzionali per e insieme ai propri cari, adeguate ad un progetto di vita che ponga al centro la loro effettiva e concreta inclusione nella società. Per rispondere a questa esigenza e per accompagnare le persone fragili e i genitori nella realizzazione dei Progetti di Vita dei propri figli è stata costituita a inizio anno la Fondazione Tina Anselmi ETS – spiega Cristina Arata, Presidente della Fondazione – “Casa Massimo” è un esempio del nostro modo di operare in sinergia con enti pubblici e privati, mettendo a disposizione le nostre competenze e gli strumenti necessari in ambito scientifico, legale e patrimoniale per garantire la migliore qualità di vita alle persone con fragilità, ed attivando la comunità per raccogliere le risorse necessarie.”
Il modello di abitare “Casa Massimo” garantisce una copertura assistenziale con personale dedicato e, grazie alla collaborazione con aziende esperte di tecnologie assistive volte a migliorare la qualità della vita di persone con fragilità, sarà sviluppato un kit di domotica per coniugare la salute della persona con l’automazione e la sicurezza dell’edificio.
Casa Massimo non è solo un co-housing ma un progetto di comunità.
“Casa Massimo per funzionare fino in fondo ha bisogno anche del quartiere e dei volontari, per aiutare gli inquilini a inserirsi nel tessuto sociale e fare una vita a tutto tondo. In questo momento si è già creato un piccolo gruppetto di volontari che si dà il turno per dormire lì la notte, finché le persone non si abituano alla novità di stare da soli. Inoltre, stiamo dialogando con il vicino Centro Don E. Bordignon per coinvolgere gli inquilini, a loro volta, nelle attività di volontariato del quartiere”. Spiega Claudia Reginato, educatrice responsabile del progetto.
Come per l’esperienza Buoni Amici Social Street, anche Casa Massimo nasce grazie al supporto della Comunità. Finora sono già stati raccolti 10.000€ nel fondo dedicato e ospitato sul nostro sito; queste risorse saranno utilizzate per ridurre i costi di gestione e assistenza permettendo di contenere le quote dei quattro inquilini.
Alla stessa pagina è presente la testimonianza della mamma di Massimo, mancata all’affetto dei suoi cari qualche mese fa. Una lettera che abbiamo deciso di pubblicare perché testimonia il grande desiderio e bisogno di queste famiglie di sapere il proprio caro felice.