Tina Anselmi: l’impegno sociale e politico
[A cura del prof. Giuseppe Capozza]
Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 1927-2016), figlia di Ferruccio, farmacista, e Norma, ostessa, a 17 anni, dopo essere stata costretta ad assistere con le sue compagne di studi magistrali alla impiccagione di un compagno di classe partigiano, aderisce nel 1944 alla Resistenza come staffetta di collegamento (nome in codice Gabriella) tra le formazioni antifasciste venete. Fin da ragazza frequenta l’Azione Cattolica e, durante la guerra, si iscrive alla Democrazia Cristiana. Nel 1948 si laurea in Lettere all’Università Cattolica di Milano e, fino al 1955, insegna nelle scuole elementari, dove opera anche come sindacalista nella Cisl. Con la sua elezione nel 1956 a Membro del Comitato Centrale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana, inizia la sua carriera politica; nel 1959 entra a far parte del Consiglio Nazionale del suo partito, aderendo alla corrente dei Dorotei di Dossetti e Moro. Nel 1968 viene eletta Deputato alla Camera; per tre volte viene nominata Sottosegretario al Ministero del Lavoro, dicastero che ricoprirà nel 1976, divenendo la prima donna ministro della Repubblica. L’anno seguente il Parlamento approva la sua proposta di legge (903/1977) che equipara uomini e donne in materia di lavoro. Nel 1978 diviene Ministro della Sanità e ottiene dal Parlamento l’approvazione della legge 833, che istituisce il Sistema Sanitario Nazionale. Nel 1981 Nilde Iotti, Presidente della Camera, la incarica di presiedere la Commissione di Inchiesta sulla Loggia massonica P2. Nel 1989 diviene Presidente della Commissione Nazionale per la Parità Uomo-Donna. Pur terminando il suo impegno parlamentare nel 1992, dal 1999 al 2001 è chiamata a presiedere la Commissione Nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali emanate nel 1938 contro le comunità ebraiche italiane. Fino al 2016, anno della sua morte (commemorata con un francobollo), Tina Anselmi continuerà il suo impegno civile incontrando nelle scuole gli studenti, per parlare loro di Resistenza, libertà e democrazia.
E’ possibile, pur nella complessa e variegata biografia di Tina Anselmi, individuare quattro temi che ne hanno caratterizzato il valore etico ed umano. Il primo, e senza dubbio quello che influirà decisamente sui tre successivi, è quello della Resistenza all’occupazione nazifascista nella seconda metà degli anni Quaranta del Novecento. Da uomo di scuola ho preferito dare un taglio pedagogico all’esperienza vissuta dalla Anselmi, piuttosto che quello del saggio agiografico o politico, valorizzando quanto da Lei espresso nel volumetto “La Gabriella in biciletta”, edito da Manni nel 2019. Nella prima parte del libro, Tina Anselmi espone in forma dialogica ad una nipote, come e perché è nata la sua opposizione al regime dittatoriale di Mussolini, dovuta alla dolorosa visione dei giovani partigiani impiccati e giustificata dalla consapevolezza della inutilità della violenza e della crudeltà della guerra. Fu soprattutto la convinzione di dover partecipare attivamente alla rimozione dell’occupazione nazifascista, al fine di rendere l’Italia un paese libero e democratico, a spingere la giovanissima veneta ad aderire con un pizzico d’incoscienza ma tanto coraggio alle azioni di guerriglia realizzate dalle formazioni partigiane: dalla distribuzione clandestina di volantini, alle azioni di sabotaggio contro convogli e linee ferroviarie, agli scontri armati. Il tutto raccontato senza toni epici o esaltati ma con parole semplici e ricche di umanità, come si conviene quando ci si rivolge a giovani ascoltatori. Il concetto di base, nella narrazione puntuale della Anselmi, è la necessità di opporsi al male in modo attivo, se si vuole realmente rimuoverlo per poi costruire una società fondata sulla pace, sulla libertà e sulla democrazia; questa convinzione mi ricorda molto da vicino l’impegno di Dietrich Bonhoeffer, il pastore luterano fucilato dai tedeschi perché implicato nel fallito attentato ad Hitler…
Altro aspetto messo in risalto più volte nel libro è la partecipazione delle donne alla lotta antifascista, dal quale è possibile far risalire l’impegno della deputata Anselmi nel suo incarico di Ministro del Lavoro. Nel suo intervento alla Camera del 30 giugno 1977 ad alcune obiezioni sulla legge 903 riguardante la parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro, la neoministra, dopo aver rimarcato la condivisione raggiunta tra tutti i membri del Comitato ristretto sulla redazione del testo, sviluppò un discorso che rifletteva il suo passato di sindacalista delle lavoratrici tessili: in modo particolare, l’accento fu posto sul diritto al lavoro, la compensazione con gli impegni familiari, la disoccupazione meridionale, l’accesso alle professioni svolte solo dagli uomini, il diritto alla stessa retribuzione a parità di lavoro e carriera. L’intervento non tacque gli aspetti non risolti dalla legge; in modo specifico, Tina Anselmi citò la necessità di rivedere le norme riguardanti la previdenza sociale e il meccanismo dei pensionamenti, che però andavano affrontati nell’ambito più ampio della riforma assistenziale.
Ed è proprio da qui, in ideale continuità col precedente incarico politico che, da Ministro della Sanità, la Anselmi promuove la Legge 833 del 1978 di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. In una intervista rilasciata venticinque anni dopo al “Sole 24 ore”, dopo aver ancora una volta rimarcato, come nel caso della legge 903, la condivisione dei membri della Commissione parlamentare che elaborò il testo, la Anselmi ribadì la conquista sociale e civile che la norma aveva significato per la salute dei cittadini italiani che avevano, tutti, il diritto ad essere curati in caso di malattia. La legge divenne un modello anche per le analoghe legislazioni di altri Paesi! Anche nel caso della riforma sanitaria, Tina Anselmi non nascose nell’intervista le obiezioni provenienti dai partiti di destra, dai medici, dai costi economici che la riforma avrebbe comportato, e soprattutto, dalla mancanza di un sistema efficace ed efficiente dei controlli della spesa pubblica. Ma altrettanto salda in lei era la convinzione che la riforma non poteva più aspettare e che si dovesse varare e, semmai, migliorare nel tempo con opportuni aggiustamenti: prioritario era iniziare a garantire i diritti fondamentali dei cittadini in una società che aveva scelto a caro prezzo la via della democrazia.
Sintesi conclusiva
Tutti gli anni nei quali si è sviluppato l’impegno politico di Tina Anselmi hanno confermato i suoi assunti iniziali; il 30 marzo 2006, in occasione della sua laurea “honoris causa” in Sociologia presso l’Università di Trento, Tina Anselmi affermò, a proposito della democrazia, che essa va conquistata, vissuta, partecipata, difesa, aggiornata e continuamente sviluppata, altrimenti si corrono quattro rischi:
- La sovrapposizione degli interessi economici a quelli politici;
- La trasformazione dei partiti da organizzazioni al servizio dei cittadini a macchine di gestione del potere;
- I poteri occulti, come la Loggia massonica P2, che agiscono mettendo in connubio i rapporti di forza tra partiti, mondo economico e criminalità, al fine di asservire le istituzioni statali alle aspirazioni di controllo dei settori sociali da parte di una ristretta cerchia segreta di affiliati, dando vita ad una sorta aberrante di Stato invisibile.;
- La riduzione della libertà di informazione e di opinione, dovuta alla concentrazione dei mass media a poche imprese di stampa, radio, tv.
Strettamente legati al tema della difesa del sistema democratico, la Anselmi propone tre valori:
- La cultura della pace e della vita;
- L’aiuto ai Paesi in via di sviluppo;
- Sussidiarietà e solidarietà come principi inalienabili della Costituzione.
Come non scorgere, da queste indicazioni espresse diverso tempo prima della sua scomparsa, la capacità di lungimiranza nella individuazione dei problemi e delle soluzioni per la giovane repubblica italiana?
E’ questo, a mio avviso, il lascito ereditario maturato da Tina Anselmi, dopo un lungo percorso politico sostenuto da profondi e coerenti principi etici, morali e spirituali. Un esempio per i nostri parlamentari e per chiunque si dedichi all’impegno sociale.
[Testo introduttivo del convegno dell’Università di Bari “Tina Anselmi: la forza della competenza e della passione politica del 22 novembre 2022”]
Bibliografia
T.Anselmi-A.Vinci, Storia di una passione politica, Sperling e Kupfer, 2006
T. Anselmi, La Gabriella va in bicicletta, Manni, 2019
T. Anselmi, Nessuna persona è inutile, Ed. di Comunità, 2021