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Progetto di Vita (PdV): cos’è, come richiederlo e perché rivolgersi alla Fondazione

Oggi ti vogliamo spiegare cos’è un progetto di vita, come richiederlo e come lavora la Fondazione Tina Anselmi nella sua realizzazione.

La Legge n. 328/00 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”) prevede la predisposizione di un progetto individuale per ogni “persona con disabilità fisica, psichica e/o sensoriale, stabilizzata o progressiva (art. 3 L. 104/92)” che abbia come obiettivo la piena integrazione scolastica, lavorativa, sociale e familiare dell’individuo.

Il progetto individuale, o progetto di vita, dev’essere quindi un documento capace di descrivere la persona nella sua complessità, nelle sue fragilità e capacità, nelle sue interazioni con i diversi ambienti di vita. È come un vestito su misura: si aggancia ai desideri e alle aspirazioni personali, descrive le risorse di contesto (umane e non, formali e informali) che concorrono alla realizzazione di una vira piena. E raccoglie le indicazioni della famiglia e della più ampia rete di prossimità, oltre a quella dei professionisti coi loro diversi profili (educativi, sociali, sanitari).

Il Progetto di vita non deve direzionare verso un futuro stabilito a priori – cristallizzando l’esistenza dentro routine calate dall’alto – quanto incidere sull’empowerment della persona e quindi sulla sua capacità di autodeterminazione.

Come richiedere il progetto individuale

All’Art. 14 della legge 328 si specifica che “i comuni, d’intesa con le aziende unità sanitarie locali, predispongono, su richiesta dell’interessato, un Progetto Individuale”. Non è dunque automatico, ma va appositamente richiesto dalla persona con disabilità, dai genitori o da chi ne esercita la responsabilità.

Per farlo basta inviare una PEC (posta elettronica certificata) al comune di residenza, chiedendo l’attivazione del Progetto di vita secondo la Legge 328/2000 art. 14.
Il Comune ha 60 giorni di tempo dall’invio della richiesta per contattare la famiglia e concordare l’inizio del percorso.

La famiglia può scegliere di rivolgersi a un professionista, come la Fondazione Tina Anselmi, per la scrittura del PdV, in questo modo può essere facilitata nel dialogo con le istituzioni e nell’individuazione degli strumenti giuridici più utili alla sua realizzazione.

Come lavora la Fondazione nella realizzazione di un Progetto di Vita

Per la Fondazione è molto importante che la persona con disabilità collabori, partecipi e scelga il suo percorso di vita, anche quando la sua fragilità fisica o psichica non la facilita.
La Fondazione aiuta la persona a pensarsi in una dimensione completa, in continuo cambiamento, ponendosi obiettivi di crescita a partire dalle proprie caratteristiche, dai propri bisogni, dai propri ambienti di vita e dalle proprie risorse personali.

Il risultato sarà un Progetto di Vita autentico, che individua percorsi che tengono conto della persona nella sua globalità e complessità, promuovendo quando possibile l’autonomia abitativa, favorendo l’inclusione lavorativa, assicurando la protezione giuridica e la gestione dei patrimoni.

Nella preparazione del PdV, oltre al coinvolgimento della persona con disabilità e dei suoi familiari, la Fondazione agisce mettendo in dialogo le istiruzioni (ULSS e servizi sociali dei comuni), gli educatori ed operatori sociali di riferimento, la comunità di appartenenza.

Questo modo di operare in rete ha portato alla nascita di “casa Massimo”, il primo esempio nel Veneto di soluzione abitativa definitiva per quattro giovani adulti con disabilità psichica, realizzato dalla Fondazione Tina Anselmi in collaborazione con la cooperativa sociale L’Incontro.

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